Giramento di testa, sassolini nell’orecchio, straniamento: le sensazioni classiche hanno come origine un accumulo di liquido nel labirinto.
Soffrite di vertigini a bassa quota? Il motivo è semplice: con le vertigini, quelle vere, l’altezza non c’entra nulla. La vertigine è infatti un disturbo che provoca un senso di disorientamento spaziale, giramento di testa e in generale l’idea di un movimento degli oggetti, disequilibrio, sensazione di straniamento. Tutte sensazioni che hanno un’origine ben precisa: l’orecchio.
La causa di tutte le vertigini
In generale, tutte le vertigini sono dovute ad alterazioni a livello del labirinto dall’accumulo di liquido (idrope). Si crea in sostanza un disequilibrio tra i recettori dell’orecchio (sono dieci in tutto, cinque per lato) che si trovano nell’orecchio interno (il labirinto) e che mandano al cervello – in sintesi – gli impulsi per orientarsi nello spazio. L’attacco di vertigine è dovuto ad un’asimmetria acuta tra i due labirinti. In sostanza l’accumulo di liquido che si trova nel labirinto (l’endolinfa) provoca uno stimolo del recettore che provoca vertigine. Per capire quali siano le cause, bisogna individuare di quale tipo di vertigine si soffre. Ce ne sono due: non rotatorie o rotatorie.
Vertigini non rotatorie
Possono essere scatenate da numerose cause ed in molti pazienti l’esame clinico e le altre indagini non mostrano anomalie. Le cause più comuni sono dovute in questo caso a disturbi cardiovascolari, iperventilazione e ipoglicemia. Il medico procederà quindi ad un controllo della pressione nelle posizioni eretta, seduta e supina. Le diagnosi possono essere di vari tipi. Escludendo malattie di altro tipo (come ad esempio la sclerosi multipla), le cause più frequenti sono: ischemia transitoria, iperventilazione, ipoglicemia.
Vertigini vere o rotatorie
Sintomo di una malattia che si trova nel sistema nervoso, uno dei disturbi più comuni è la vertigine postulare benigna. Caratterizzata da violente vertigini transitorie, che sono accentuate da alcuni movimenti come la rotazione della testa quando il paziente è supino. Spesso si tratta di un disturbo che nasce dopo un trauma e nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente. Il disturbo si manifesta quando il paziente si trova in una determinata posizione o fa un certo movimento (si alza, si gira, si corica…)
In altri casi le vertigine possono essere di origine virale, più spesso monolaterale, che provoca una repentina insorgenza di vertigini non associate a sintomi uditivi. Durano al massimo sei settimane e il disturbo aumenta in alcune ore, persistendo per giorni, con disorientamento spaziale. Si parla in questo caso di neuronite vestibolare, chiamata in gergo e poco correttamente “labirintite”. Solitamente si esaurisce nel giro di tre o quattro giorni.
Molto comune è la sindrome di Ménière: si prova ipoacusia fluttuante, vertigini ed acufeni, spesso accompagnata da senso di pienezza dell’orecchio affetto. Questi tre sintomi non lasciano praticamente dubbi sull’insorgenza della sindrome la cui causa è incerta. Nel 50 per cento dei casi è associata ad altre malattie, per questo è necessario svelare le malattie associate. Le vertigini sono ricorrenti e associate a ronzii, nausea, vomito. Il trattamento si avvale di farmaci antivertiginosi.
Movimenti rapidi del collo – laterali, o il classico colpo di frusta – possono causare vertigini cervicali. In questo caso le vertigini possono essere accompagnate da dolore o da “torcicollo”.
Trauma dell’orecchio o fistole labirintica: accompagna la rottura spontanea del labirinto membranoso a livello della finestra rotonda od ovale. Un trauma all’orecchio interno (ad esempio la pressione di uno starnuto o di un altro sforzo) o esterno (una forte esplosione in prossimità dell’orecchio) può provocare la fistole, associata molte volte ad un’otite media purulenta cronica. I pazienti con questa fistole spontanee si curano con riposo a letto con testa elevata.
La diagnosi e il trattamento delle vertigini
L’iter diagnostico classico prevede una prima valutazione clinica dall’otorinolaringoiatra e un secondo accertamento strumentale. La pedana stabilometrica computerizzata 3d, in particolare, è l’unico strumento in grado di valutare scientificamente la strategia posturale del paziente, con riferimento particolare al baricentro e ai movimenti del corpo. Tramite la pedana si riesce a capire in modo preciso quali siano i movimenti in grado di mantenere l’equilibrio.
Come si tratta il sintomo? Dei farmaci – utilizzati soprattutto nelle forme acute – si è già accennato, molto spesso sono somministrati tramite supposta. In caso di fistole labirintica, malattia di Ménière o altre patologie del nervo acustico il sintomo si tratta chirurgicamente. In ogni caso ogni paziente va valutato singolarmente nel tempo. L’intervento chirurgico può consistere in un trecento di timpanotomia o, in caso di fistole arrivata in seguito ad otite cronica, nel trattamento di questa seguite dalla plastica alle fistole.
Tra i rimedi più in uso per la cura delle vertigini c’è la rieducazione vestibolare, indicata in pazienti con stato vertiginoso cronico. Tramite esercizi si realizza un meccanismo di “adattamento”. Il protocollo di rieducazione viene definito al termine dell’iter diagnostico congiuntamente dal medico e dal riabilitatore in base alle condizioni cliniche appurate. Si tratta di un aiuto concreto per una guarigione rapida, di particolare importanza per gli anziani o in soggetti che sono particolarmente impegnati dal punto di vista postulare. Gli esercizi realizzano un meccanismo di compensazione del cervello. Il paziente deve cercare le posizioni ed i movimenti che gli causano malessere: ripetendoli, si instaura il compenso celebrale. E’ importante che il paziente si impegni e perseveri negli esercizi casalinghi per tornare il prima possibile ad una vita normale. Grazie alla rieducazione si favorisce il fisiologico compenso centrale che si manifesterà con un miglioramento della sintomatologia vertiginosa.