Che cos’è l’ipertrofia dei turbinati nasali

L’ipertrofia dei turbinati nasali è una patologia che causa difficoltà respiratorie ed è causata da un’infiammazione o da una malformazione della mucosa che ricopre i turbinati nasali, ovvero le strutture ossee presenti nelle fosse nasali.  Rivestiti di tessuto cavernoso ed erettile sono fondamentali per un’adeguata respirazione. Il sistema dei turbinati filtra e riscalda l’aria che entra nei polmoni. Quando il tessuto cavernoso e la mucosa si espandono per una qualche patologia si parla di “ipertrofia dei turbinati”

Le cause dell’ipertrofia dei turbinati nasali

La mucosa nasale è il nostro primo “sistema difensivo”. Come tale è anche quello che subisce più attacchi, a partire da quelli batterici. Anche le sostanze ambientali (fumo, polvere, pollini) possono dare seguito ad una reazione. I batteri provocano reazioni locali come la rinosinusite; le sostanze ambientali agiscono invece su un arco di tempo più lungo, penetrando nel naso danno seguito a fenomeni immunitari specifici. Al momento della penetrazione sensibilizzano le mucose e, a distanza di tempo da quel primo incontro, il soggetto può avere una reazione che porta all’ipertrofia dei turbinati inferiori a cui si associa la rinite vasomotoria o pseudo allergia.

I sintomi dell’ipertrofia dei turbinati nasali e i rischi

Il sintomo più comune della patologia è, come detto, l’ostruzione nasale che si accentua quando si è sdraiati o si dorme. Aumenta la produzione di muco e catarro, si starnutisce spesso, si ha mal di testa senza una spiegazione apparente.  L’olfatto è pesantemente ostruito, a volte capita che si percepisca come chiusa una fossa nasale, poi l’altra, in alternanza.  

I turbinati nasali ingrossati non trattati in maniera adeguata si associano poi ad una serie di patologie del naso:

La diagnosi dell’ipertrofia dei turbinati nasali

Le indagini specialistiche svolte dallo studio del dottor Alessandro Valieri, con sede a Bologna, iniziano con una video fibroscopia digitale di fosse nasali, rinofaringe e laringe. Si continua con una micro video otoscopia e con le prove allergiche.  

Questo è il trittico di esami base a cui il metodo Valieri potrebbe associare, nel caso siano stati individuati fattori di rischio, una Tac del massiccio facciale, una polisonnografia digitale domiciliare (nel caso siano presenti delle apnee notturne), una rinomanometria (per individuare eventuali deviazioni del setto nasale). Lo specialista può infine indicare una spirometria per i pazienti affetti da asma bronchiale e una citologia nasale per perfezionare la diagnosi.

La cura farmacologica e l’intervento chirurgico ai turbinati nasali

Gli spray nasali vanno utilizzati con moderazione e in genere solo se le prescrive il medico otorinolaringoiatra. L’utilizzo eccessivo tende ad assottigliare la mucosa respiratoria nasale, con l’effetto indesiderato di frequenti o imponenti sanguinamenti e fastidiosa secchezza nasale.  

Per quanto riguarda gli spray nasali decongestionanti è meglio farne un uso moderato: l’abuso può provocare l’insorgenza di una ulteriore malattia, la rinite medicamentosa, ad oggi priva di cure, con i corpi cavernosi che perdono la propria elasticità. Inoltre possono causare una dipendenza del paziente.

La terapia farmacologica prevede antistaminici, i lavaggi delle fosse nasali con soluzioni saline sterili, terapie termali. Per aiutare la respirazione notturna, possono essere consigliati i cerotti nasali.  Nei casi più gravi si deve invece intervenire con un’operazione chirurgica ai turbinati nasali.

  • L’intervento chirurgico classico

L’intervento chirurgico classico prevede  una complessa operazione che si effettua in sala operatoria, in anestesia generale.  Tre i modi in cui il chirurgo interviene per ridurre i turbinati: con la causticazione dei turbinati inferiori (coagulazione monocolore); con la turbinoplastica, che è in sostanza lo svuotamento del corpo cavernoso dei turbinati inferiori; con la turbinotomia del cornetto dei turbinati.  

Si tratta di metodiche chirurgiche invasive, in cui il paziente è costretto al ricovero ospedaliero e ad utilizzare tamponi nasali dopo l’operazione. Inoltre l’asportazione dei turbinati non è mai consigliabile. Recenti studi scientifici (vedi bibliografia al punto 1) sottolineano che il trattamento migliore è quello che porta in un’asportazione più ridotta possibile di turbinati inferiori.

  • L’intervento ai turbinati nasali con il laser

Il metodo del Dottor Alessandro Valieri, che viene eseguito in ambulatorio a Bologna, prevede invece l’intervento con l’utilizzo del laser. Si tratta di una procedura ambulatoriale che ha diversi vantaggi per il paziente: è priva di dolore e di sanguinanti, senza perciò la necessità di tamponi nasali dopo l’intervento.

Inoltre è conservativa e rispettosa delle funzioni della mucosa nasale, che come abbiamo visto è molto preziosa per la respirazione.  La mucosa non viene esportata o bruciata ma solo ridotta della misura necessaria. Non è necessario assumere antibiotici prima o dopo l’intervento e il paziente guarisce facilmente.

Alcuni studi dimostrano che a tre giorni dall’intervento il volume dei turbinati è ritornato alla normalità. L’intervento è possibile anche nei pazienti affetti da rinite allergica e da forti fumatori. Secondo uno studio internazionale, questo intervento può migliorare la resistenza nasale, il senso dell’olfatto e la funzione mucociliare nasale (vedi bibliografia al punto 2).

Bibliografia essenziale

1. Inferior Turbinate Hypertrophy in Rhinoplasty: Systematic Review of Surgical Techniques. Sinno S et al. Plast Reconstr Surg. (2016)
2. Update on surgical management of adult inferior turbinate hypertrophy. Ye T et al. Curr Opin Otolaryngol Head Neck Surg. (2015)

A cura del Dott. Alessandro Valieri, Specialista in Otorinolaringoiatria, Bologna