Maledetto muco! Quante volte, soprattutto durante la stagione invernale, ci tocca convivere con naso chiuso e catarro che fatichiamo ad espellere, quel catarro che poi finisce per gocciolare e scendere in gola, sino a dar vita alla ancor più fastidiosa sensazione di ‘groppo‘ o blocco che spesso ci porta a schiarirci la voce a ripetizione oltre che a tossire, tossire e ancora tossire. Quante volte ci ritroviamo allora a maledire quel muco che, a dirla tutta, sarebbe invece un prezioso alleato. Perché il muco, prodotto dalle ghiandole che si trovano nelle vie respiratorie, in condizioni normali, svolge una duplice funzione, doppiamente importante per noi, il nostro organismo, il nostro benessere: quella di assicurare la giusta idratazione all’interno di naso e gola, proteggendo gli organi in questione dalle impurità, agenti patogeni compresi, presenti nell’aria che respiriamo.
Noi, in pratica, nemmeno lo sappiamo, ma anche mentre stiamo leggendo questo breve articolo stiamo ingoiando inconsapevolmente il muco prodotto in autonomia dalle ghiandole che si trovano nelle mucose e che rivestono le vie respiratorie superiori. Quel muco, possiamo semplificare ulteriormente, ‘lubrifica’, idrata e protegge le nostre vie respiratorie. Tuttavia, il muco può anche smettere di essere nostro ‘amico’ diventando fastidioso catarro che gocciola e si sofferma in gola quando subentrano particolari condizioni e patologie.
E questa, purtroppo, non è cosa rara, anzi. Il catarro in gola, o catarro retro-nasale, infatti, è una problematica molto comune, soprattutto nella stagione fredda o durante i cambi di stagione, quando gli sbalzi di temperatura sono frequenti. Vediamo, dunque, perché si innesca questa ‘trasformazione’ e soprattutto come intervenire per tornare a respirare e deglutire liberamente.
Il catarro che va ad ostruire le nostre vie respiratorie, in particolare la gola, non è altro che muco prodotto in eccesso e ancor più vischioso. E’ il nostro stesso organismo che in presenza di un’infiammazione o di qualche altra condizione scatenante, tende ad aumentare la produzione di muco e a trasformarlo per ‘proteggersi’ e proteggerci.
Le ghiandole che rivestono le cavità nasali ne aumentano la secrezione proprio per combattere il problema in atto – dall’eccessiva secchezza delle mucose dovuta al soggiornare a lungo in ambienti troppo caldi e poco umidi, condizione che poi genera irritazione temporanea nelle mucose stesse, ad un reiterato malfunzionamento delle mucose provocato da disturbi di tipo cronico come le sinusiti – con il risultato che il muco diviene ancora più vischioso e ‘pesante’. In queste condizioni il muco non è altro che catarro e vista l’alta viscosità tende ad accumularsi sulle mucose e a bloccarsi in gola oppure, ancora, a colare dal naso alla gola col fastidioso ‘effetto gocciolamento’.
La produzione in eccesso di muco con formazione di catarro retro-nasale e in gola può insorgere, abbiamo detto, nel caso ci sia un’infiammazione in atto a carico delle prime vie respiratorie, ma le cause – lo ripetiamo – possono essere numerose e diversificate; quindi, quando si ha a che fare con questa problematica, diventa indispensabile sottoporsi ad una visita specialistica presso un otorinolaringoiatra, l’unico in grado di fornirvi una diagnosi accurata e soprattutto la risposta alla domanda delle domande, ossia perché si forma e accumula il catarro tra naso e gola, nonché, cosa ancor più importante, la soluzione a quel malessere tanto persistente quanto sgradevole. La diagnosi verrà eseguita per indagare le cause alla base del processo infiammatorio (iniziale, acuto o cronico) mediante le moderne tecnologie come la video fibroscopia del naso e della gola. Una sottile videocamera, collegata ad un sistema di fibre ottiche, esplora naso e gola aiutando lo specialista a comprendere cosa generi l’infiammazione e come la si possa prevenire e curare.
Grazie a questa metodologia è possibile verificare cosa generi l’eccessiva produzione di muco e formazione di catarro, nonché capire come mai si verifica il gocciolamento con stagnazione nella gola.
Come detto, infatti, il catarro può essere generato a seguito dell’insorgenza di un comune raffreddore, di una sinusite o quando soffriamo di bronchite o di infezioni alla gola e alle tonsille. Abbiamo poi già sottolineato come all’origine di questo sintomo ci possa essere un microclima troppo secco all’interno degli ambienti da noi più frequentati durante la giornata, che sia il nostro posto di lavoro o la nostra abitazione (non a caso quando c’è presenza di catarro, oltre ad evitare il fumo, è sempre consigliato idratarsi e quindi bere molto nonché rendere gli ambienti più umidi, magari abbassando di qualche grado i termosifoni). Ma tra le cause vanno annoverate di certo anche le allergie, le intolleranze alimentari, nonché la presenza di deviazioni del setto nasale o di alterazioni della deglutizione.
Da sottolineare che raffreddori ripetuti, sinusiti e faringiti (il mal di gola) che tendono a divenire croniche – ossia le cause più comuni del problema ‘catarro in gola‘ – è vero che possono essere originate da infezioni batteriche e virali, quindi contrastate con sciroppi, mucolitici e antibiotici, ma è altrettanto vero che spesso, soprattutto quando frequenti, possono essere il segnale di un problema più ‘strutturale’ legato al naso, come l’ipertrofia del turbinati o la poliposi nasale.
Ammalarsi spesso già di per sé non è affatto simpatico, se poi ci si ritrova ad imbottirsi di farmaci senza trarne alcun beneficio, col risultato che, soprattutto in inverno, tra pillole e quant’altro, si alleggerisce il nostro portafoglio ma al tempo stesso si passano più giorni a letto col naso tappato e il catarro in gola, forse è il caso di indagare più in profondità per fare la giusta prevenzione e risolvere il problema alla radice.
E qui torniamo all’ipertrofia dei turbinati, ossia l’ingrossamento delle mucose che rivestono i turbinati, i principali organi della respirazione nasale, importanti perché eseguono la fondamentale funzione di riscaldare, umidificare e filtrare dai germi l’aria diretta ai polmoni. Se i turbinati, soprattutto quelli inferiori, si ammalano, la mucosa non riesce più a svolgere la sua funzione di umidificazione dell’aria inspirata. Si va quindi incontro ad una più o meno accentuata ostruzione nasale e, ovviamente, ad una aumentata produzione di muco e catarro che poi finisce col colare in gola.
La poliposi nasale, legata appunto alla presenza dei polipi (formazioni di natura infiammatoria, perlopiù benigna, con tendenza alla crescita progressiva) è una malattia cronica della mucosa nasale. La crescita dei polipi nasali limita e ostruisce la respirazione nasale, con le cavità del naso che si riempiono progressivamente di muco. La poliposi nasale spesso è legata e si associa ad altre malattie che impediscono la corretta respirazione nasale (la stessa ipertrofia dei turbinati, ma anche deviazioni del setto e sinusite).
Nei casi di ipertrofia dei turbinati e di poliposi i farmaci purtroppo risultano scarsamente efficaci: spray a base di cortisone, che richiedono applicazione tutti i giorni per lunghi periodi non risolvono il problema ed hanno effetti collaterali poiché non solo causano dipendenza fisica e psicologica, ma tendono anche a danneggiare in modo definitivo la mucosa nasale.
Le problematiche legate all’ipertrofia dei turbinati e alla poliposi nasale sono oggi risolvibili velocemente, in sede ambulatoriale e senza l’utilizzo dei fastidiosi tamponi nasali grazie all’avvento di tecnologie innovative. Attraverso la visita specialistica otorinolaringoiatria, sempre comprensiva di video fibroscopia delle fosse nasali, si può comprendere il ruolo di polipi e turbinati nell’ostruzione nasale. In caso di ipertrofia dei turbinati lo specialista può ricorrere all’intervento con il laser, procedura ambulatoriale, in anestesia locale (viene abolita la sensibilità solo all’interno del naso, per circa 30 minuti, mediante l’applicazione di uno spray anestetico), priva di dolore, di sanguinamenti, di rischi infettivologici e con garanzia di rapida guarigione (a 3 giorni dal trattamento il volume dei turbinati è mediamente ritornato alla normalità ed il paziente può già respirare con il naso libero).
Anche in caso di polipi la terapia più efficace si è rivelata indubbiamente quella chirurgica tramite laser e radiofrequenza. Il sottile raggio luminoso del laser agisce vaporizzando i polipi senza sanguinamenti significativi, evitando l’anestesia generale e i tamponi nasali.