Con l’invecchiare della popolazione, in proporzione con l’aumento degli anziani crescono i disturbi tipici dell’età come, ad esempio, la riduzione dell’udito. Questa condizione, che può insorgere già dopo i 25 anni, si presenta di solito dopo i 65, tanto da essere considerato il terzo disturbo cronico dopo l’ipertensione e l’artrite. Non solo i cambiamenti che intervengono gradualmente nell’orecchio interno con l’avanzare dell’età, però, possono determinare una perdita neurosensoriale progressiva, ma anche altre cause non necessariamente legate all’invecchiamento. Per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande al dott. Alessandro Valieri che ci ha dato alcuni preziosi consigli per affrontare serenamente il disturbo uditivo.
Come funziona l’orecchio?
L’orecchio è un formidabile apparato con la funzione di catturare, elaborare ed utilizzare le onde sonore. Si divide in orecchio esterno, orecchio medio ed orecchio interno.
Cosa avviene nell’orecchio esterno?
L’orecchio esterno è formato dalla parte visibile dell’orecchio, ossia dal padiglione auricolare e da un condotto che termina in profondità con la membrana timpanica, una sorta di pelle di tamburo che vibra ad ogni suono. Nell’orecchio esterno le onde sonore vengono convogliate alla membrana del timpano. La malattia più comune è l’accumulo di cerume, una sorta di secrezione sudoripara, ma più densa, utile alla protezione del timpano.
E in merito agli ossicini dell’orecchio, quale funzione svolgono?
Dalla membrana timpanica si passa all’orecchio medio, che è una cavità contenente aria che proviene dalla regione posteriore del naso, per mezzo di un condotto (la tuba di Eustachio). Gli ossicini sono contenuti nell’orecchio medio e sono arti-colati con la membrana timpanica, dalla quale ricevono la vibrazione dei suoni che giungono all’orecchio. Tale vibrazione viene quindi trasmessa all’orecchio interno. La più comune malattia dell’orecchio medio, avvertita col sintomo calo di udito, è l’otite cosiddetta catarrale, dovuta al ristagno di secrezioni nell’orecchio medio; tali secrezioni impediscono agli ossicini di muoversi correttamente.
Come tutte le ossa del corpo umano, anche gli ossicini dell’orecchio possono esser sede di calcificazioni ed “artrosi”; quando ciò avviene siamo di fronte all’otosclerosi.
Il nervo acustico quando entra in funzione? Come vengono tradotte le vibrazioni in parole?
Si arriva all’orecchio interno, formato dalla chiocciola e dal nervo acustico.
La chiocciola contiene i liquidi che, vibrando, eccitano le cellule nervose uditive che, a loro volta, trasmettono gli impulsi al nervo acustico. La percezione del linguaggio e della musica è infine un complicato meccanismo di rielaborazione cerebrale, frutto di schemi precostituiti e di modelli acquisiti nel corso della vita.
Quando ci si rende conto di avere un calo di udito cosa bisogna fare e a chi rivolgersi?
Bisogna valutare se il disturbo uditivo è di tipo trasmissivo (a carico degli ossicini), percettivo (a carico del nervo acustico e/o dell’encefalo) o misto (entrambe le componenti citate). Come spesso accade in medicina, prima viene posta una diagnosi e maggiori sono le possibilità di successo terapeutico. In tal senso si consiglia una visita specialistica otorinolaringoiatrica.
Cosa succede durante la visita dell’otorino? E’ doloroso? Come si scopre la causa della sordità?
Lo specialista otorinolaringoiatra raccoglie i dati essenziali del racconto del paziente (anamnesi), esplora l’orecchio con un otoscopio (strumento con lenti e/o fibre ottiche) e, se il caso, con un microscopio. Insieme alla valutazione dell’orecchio viene in genere effettuata indagine completa del naso e della gola con un endoscopio a fibre ottiche, introdotto dalle narici, ed oggigiorno senza dolore grazie al sottile calibro dello strumento. Dopo questo si procede all’esame audiometrico, con il quale vengono misurate le capacità di percepire suoni a diverse frequenze e parole; i risultati sono riportati in un grafico. Completa il quadro l’esame impedenzometrico, con l’invio di suoni ad intensità crescente nell’orecchio da parte di uno strumento computerizzato (procedura indolore), per valutare la corretta funzionalità di ossicini, membrana timpanica e tuba di Eustachio.
Quale è la causa più frequente di sordità?
La più frequente causa di sordità (ipoacusia) è legata all’invecchiamento dell’apparato uditivo (presbiacusia). Concorrono alla sua insorgenza più o meno precoce fattori di rischio propri dell’individuo (circolazione sanguigna, dosaggio del colesterolo, malattie neurologiche, malattie dell’orecchio) e fattori ambientali (esposizione a rumore, traumi acustici, traumi da immersione).
Come ci si accorge di udire meno?
Le modalità sono variabili. In generale succede di non comprendere tutte le parole in ambienti rumorosi, di aumentare e diminuire frequentemente il volume della televisione, di chiedere di ripetere le parole, di non udire a distanza la suoneria del telefono o il campanello della porta. Lo specialista otorinolaringoiatra sottopone al paziente che lamenta sordità dei questionari specifici per inquadrare le modalità di insorgenza e le caratteristiche di disagio sociale legate al problema.
Quali disagi provoca il calo costante di udito?
La perdita dell’udito, anche parziale, oltre a creare gravi difficoltà nella comunicazione con le atre persone, porta chi ne è affetto a perdere la propria sicurezza, la fiducia in sé stesso, ad innervosirsi con estrema facilità e ad isolarsi.
Quali sono i rimedi più comuni per la sordità che lo specialista otorinolaringoiatra prescrive?
La terapia medica coi farmaci è indicata nella cura e nel controllo di molte forme infiammatorie (per esempio le otiti catarrali e le disfunzioni della tuba di Eustachio) e per attenuare gli effetti delle malattie vascolari , che tendono con l’aterosclerosi ad interessare anche i piccoli vasi sanguigni dell’orecchio interno.
La chirurgia trova indicazione nelle sordità trasmissive (per esempio l’otosclerosi) e per le sordità legate a malattie tumorali del nervo acustico (per esempio il neurinoma del nervo acustico) e dell’encefalo. La pulizia del condotto uditivo a volte è la soluzione per la sordità dovuta a banale tappo di cerume o malattie cutanee del condotto uditivo esterno (per esempio eczema, psoriasi).
Da citare poi l’impianto cocleare, il cosiddetto “orecchio bionico”, indicato per le sordità gravi e profonde che non abbiano trovato beneficio dalla protesi acustica tradizionale e per le sordità totali bilaterali. L’apparecchio acustico è infine indispensabile per rimediare alle sordità percettive ed alle sordità di tipo misto che non abbiano trovato giovamento dalla terapia farmacologica o chirurgica.
Che cos’è la protesi acustica?
La protesi acustica è composta sostanzialmente da un microfono che trasforma l’energia sonora in energia elettrica, che viene rinforzata da un amplificatore e ritrasformata in energia sonora da un altoparlante (il ricevitore).
Come funziona la protesi acustica?
La protesi acustica è un vero e proprio computer in miniatura. L’alimentazione è fornita da una comune batteria. Sullo schema base sono inseririti: i controlli del tono e del volume (come in una qualsiasi radio o tv o impianto stereo), un limitatore di uscita massima (perché non sempre il paziente è in grado di sopportare volumi elevati) ed uno speciale circuito che ha la funzione di comprimere i suoni fastidiosi.
Come si collega la protesi acustica all’orecchio?
La protesi acustica viene collegata con il condotto uditivo esterno tramite un auricolare sagomato su misura, chiamato chiocciola.
Le protesi acustiche sono sempre visibili, o possono esser “nascoste” all’interno dell’orecchio?
La moderna protesi acustica digitale può esser posta dietro l’orecchio o “scomparire” al suo interno, divenendo invisibile agli occhi di chi osserva. Ciò che più conta, preme sottolinearlo, non è la forma della protesi, ma la scelta di uno specifico tipo di protesi per uno specifico tipo di sordità. In tal senso è pertanto sempre raccomandabile, in caso di calo di udito, una visita specialistica dal proprio otorinolaringoiatra di fiducia.