Quando capita di notare un abbassamento parziale o totale dell’udito le preoccupazioni non sono poche. Se si ha paura di essere diventati sordi è bene prendere subito appuntamento con un otorino esperto in grado di certificare l’ipoacusia, ovvero la riduzione parziale o totale dell’udito.
Per farlo come prima cosa il medico disporrà un esame audiometrico. L’ipoacusia viene accertata nel momento in cui non si percepiscono suoni di intensità inferiore ai 25 decibel, che equivalgono all’incirca ad una conversazione sussurrata. La soglia di percezione minima teorica è 0 decibel, una normale conversazione sta attorno ai 60 decibel, il traffico cittadino emette un centinaio di decibel mentre il livello massimo di tollerabilità dell’orecchio – equivalente ad un razzo che decolla – è di 170 decibel.
Quando si è sordi?
L’anacusia – questo il termine esatto della sordità – è certificata quando non si percepiscono rumori superiori ai 90 decibel. Se non si sentono suoni sopra i 70 decibel si è in presenza di ipoacusia severa, tra i 40 e i 60 decibel si parla di ipoacusia media mentre sotto i 40 decibel siamo in presenza di ipoacusia lieve.
La sordità può interessare inoltre un solo orecchio (monolaterale) o entrambi (bilaterale).
L’ipoacusia si divide anche per tipo. Se è localizzata nel padiglione auricolare, nel timpano e catena di ossicini – ovvero nella regione anatomica del corpo che è deputata a raccogliere le onde sonore – si parla di ipoacusia trasmissiva in cui la soglia del deficit uditivo supera i 50/60 decibel.
L’ipoacusia neurosensoriale è localizzata nella coclea, l’organo che conduce gli impulsi meccanici indotti dalle onde sonore e trasmesse dai timpani e catena di ossicini.
Sordità nei bambini
Questo tipo di sordità può colpire il bambino e, a loro volta, si distingue in prelinguale (prima dell’anno e mezzo), prelinguare (tra un anno e mezzo e tre anni) e postlinguale (dopo i tre anni). In altre parole, l’ipoacusia neurosensoriale del bambino viene distinta in diversi tipi a seconda del momento in cui nasce: prima dell’inizio dell’articolazione delle parole, durante il processo di formazione del linguaggio e quando il processo è completato.
Sordità nell’adulto
Nell’adulto, a seconda della velocità con cui si manifesta può essere ad insorgenza lenta ma esistono anche casi di sordità improvvisa, in quest’ultimo caso è caratterizzata da un deficit uditivo che si concretizza nell’arco di tempo massimo di 24 ore in adulti di buona salute. La cause certe di questa malattia non si conoscono ma esistono varie teorie che vanno dalle ipotesi virali all’azione combinata di invecchiamento, farmaci e ambiente rumoroso.
Nei casi in cui il danno sia localizzato nell’apparato di elaborazione del segnale elettrico trasportato dal nervo acustico si parla di ipoacusia centrale o percettiva, di solito causata da problemi di demielizzazione di aree encefaliche e vie nervose.
I sintomi e le cause della sordità
Il sintomo principale è naturalmente quello della perdita dell’udito, molto spesso accompagnata da acufeni.
Si tratta di rumori di vario tipo (fischi, crepitii, schiocchi) che possono essere percepiti in uno o in entrambe le orecchie. Inoltre, nel caso ci siano infiammazioni che coinvolgono l’apparato vestibolare, si può notare perdita di equilibrio, vertigini e nausea.
Le cause sono le più svariate, dall’ostruzione del canale uditivo alle otiti, fino ai traumi dell’orecchio e del timpano.
La complessità dell’apparato non sempre permette una generalizzazione delle cause, per le quali è quanto mai necessario andare subito dall’otorinolaringoiatra.
La visita medica
Quando il medico accerta la presenza di ipoacusia, uno dei rimedi principali è quello della protesi uditiva. L’importante è rivolgersi ad un otorino esperto che sappia prescrivere il giusto apparecchio: evitare assolutamente il “fai da te”. E’ bene, prima di rivolgersi ad un centro di protesi, consultare sempre il dottore che si sa orientare tra le molte tipologie di sordità e ipoacusie, capendone le cause e consigliando al meglio il paziente. Spesso capita infatti che le protesi acustiche non funzionino se acquistate senza il parere preventivo dello specialista. Per evitare una spesa importante che rischia di essere inutile, insomma, il consiglio indispensabile è quello di passare prima da uno studio medico.
In base al tipo di sordità, il medico sa indicare la protesi giusta. I progressi tecnologici le hanno rese ormai invisibili e permettono di restituire l’udito a quasi tutte le persone. Se a soffrire di sordità è un bambino, è importante intervenire prestissimo, subito dopo la nascita (entro i due anni) in modo da non compromettere il linguaggio. Per gli adulti è consigliabile invece scegliere gli apparecchi più avanzati. Vediamone velocemente i tipi.
I tipi di protesi all’orecchio
Protesi acustiche esterne: apparecchi che vengono sistemati nel condotto uditivo e appoggiati al padiglione auricolare, amplificano i suoni e li convogliano attraverso un tubicino a sua volta inserito nel condotto. Si tratta di protesi semplici da utilizzare e disponibili in molti modelli. Uno degli ultimi permette di correggere le sordità limitate ai toni acuti, come quelle di cui soffrono gli anziani. Risolvono tutti i tipi di ipoacusia, fatta eccezione per le sordità molto gravi.
Protesi acustiche impiantabili: in questo caso vengono inserite dal chirurgo nell’osso mastoideo nella cassa timpanica. Diventano quindi protesi invisibili, con molti vantaggi estetici. Periodicamente è necessario un passaggio in sala operatoria (anche se di pochi minuti) per il cambio delle pile.
Impianti cocleari: per i casi giù gravi, quelli di sordità profonda e totale. L’intervento va eseguito da un chirurgo esperto. Si tratta di apparecchiature che vanno a sostituire la clochea.
Gli altri interventi chirurgici
C’è poi un intervento chirurgico che avviene nel caso in cui si soffra di otosclerosi (causa del 10/15 per cento delle forme di sordità) e che è in sostanza una crescita irregolare delle ossa intorno all’orecchio. In questo caso chirurgo sostituisce la staffa imprigionata dalle ossa del cranio, sostituendola con una microprotesi di teflon. Le tecniche più recenti prevedono l’uso del laser per praticare un piccolissimo foro nella finestra ovale, una delle cavità della coclea dove viene inserita la protesi. Inoltre sempre tramite la chirurgia si può eseguire la timpanoplastica, ovvero la sostituzione di una parte del timpano e degli ossicini danneggiati da un’infezione o da un evento traumatico.