L’alito cattivo non se ne va nonostante curiate maniacalmente l’igiene orale ed evitiate il duo aglio&cipolla? Molto probabilmente l’alimentazione non c’entra niente. La causa potrebbe essere da ricercare in gola, tra le tonsille.

Molto spesso, infatti, le tonsillite e la faringite da reflusso sono causa di alitosi, una delle cause più frequenti di imbarazzo quando si è in compagnia.

La tonsillite è una patologia molto frequente tra i ragazzi e i giovani. A chi ne soffre capita che compaiano ripetutamente placche biancastre. Queste placche in gola sono maleodoranti e causano pesanti disagi perché provocano un alito cattivo che può incidere anche sui rapporti personali. Se non accompagnate da febbre, si tratta di tonsillite di tipo criptico caseosa ed è una delle principali responsabili dell’alito cattivo.

Le placche sono detriti alimentari che si depositano nel caso in cui, con la riduzione delle tonsille (un processo che avviene durante l’adolescenza), si siano formate in gola delle sacche, o tasche, vuote in cui vanno a depositarsi questi residui di cibo. Con la loro putrefazione nasce il cattivo odore dell’alito.

L’alitosi può  però essere causata anche dalla risalita dei succhi gastrici, il cosiddetto reflusso gastroesofageo che, nel 50 per cento dei casi è collegato al disturbo della laringe. Tra queste, c’è la faringite – o mal di gola – cronica, con episodi che possono ripetersi anche a breve distanza di tempo.

I succhi gastrici, a causa di un malfunzionamento del cardias, una sorta di valvola che ha il compito di tenere isolato il cibo nello stomaco una volta ingerito, risalgono verso la gola, irritandone le mucose e provocando l’alitosi.

Come rimediare?

Spesso si cerca una soluzione con il collutorio, che contrasta la formazione delle placche e allevia la sgradevole sensazione dell’alitosi.  Tuttavia, per curare in maniera definitiva questi disturbi è possibile – dopo un consulto con il medico specialista otorinolaringoiatra – ricorrere al laser per eliminare la mucosa responsabile del cattivo odore.

L’intervento, che si effettua in ambulatorio in pochi minuti, chiude le tasche in cui si va a depositare il cibo e permette una rapida rigenerazione del tessuto.

A cura del Dottor Alessandro Valieri, specialista in otorinolaringoiatria